Il Jūjutsu, spesso erroneamente chiamato Jūjitsu, è un'arte marziale giapponese il cui nome deriva da Jū (o "Jiu" secondo una traslitterazione più antica, che significa flessibile, cedevole, morbido) e jutsu (arte, tecnica, pratica). Talvolta chiamato anche Taijutsu (arti del corpo) oppure Yawara (Kun'yomi di jū), é consuetudine far risalirne le origini al Giappone dell’epoca Kamakura (1185-1333), quando i bushi (guerrieri) iniziarono lo studio e la codificazione di tecniche - con e senza l’uso delle armi - per neutralizzare i nemici.

Nel corso dei secoli queste tecniche furono elaborate da abili Maestri, che fondarono molteplici Ryu (scuole), ognuno dei quali tentava di affermare la propria invincibilità nel combattimento. Tutto ciò conduceva a frequenti sfide durante le quali tutti gli allievi di un Ryu si recavano presso una scuola rivale per saggiare l’efficacia del proprio stile. Questi incontri vennero denominati Dojo Arashi ("tempesta che si abbatte dove si studia il metodo"). Alcuni fra i tanti ryu diffusisi in Giappone furono: Tenjin Shinyo, Muso Jiken, Yoshin, Aio, Kito, Katori Shinto.

ll Jūjutsu è un'arte di difesa personale che basa i suoi principi sulle radici del detto originale giapponese “Hey yo shin kore do”, ovvero "Il morbido vince il duro". In molte arti marziali, oltre all'equilibrio del corpo, conta molto anche la forza di cui si dispone: nel Jūjutsu, invece, la forza della quale si necessita proviene proprio dall'avversario; più si cerca di colpire forte, maggiore sarà la forza che si ritorcerà contro. Il principio di base, quindi, sta nell'applicare una determinata tecnica proprio nell'ultimo istante dell'attacco subìto, con morbidezza e cedevolezza, in modo che l'avversario non si accorga di una difesa e trovi, davanti a sé, il vuoto.

Il Jūjutsu raggiunse il massimo splendore durante il lungo periodo di pace instaurato da Ieyasu Tokugawa dopo la battaglia di Sekigahara (1600), la sua autoproclamazione a Shogun (1603) e la conquista del castello di Osaka (1615). La fine delle guerre civili che avevano insanguinato il Giappone dal XII secolo, interrotte soltanto per respingere le invasioni mongole di Kublai Khan nel 1274 e 1281, lasciò disoccupati migliaia di samurai. Molti di loro pensarono quindi di mettere a frutto quanto avevano appreso sui campi di battaglia, raccogliendo e perfezionando le tecniche di combattimento ereditate dal passato. Mentre in precedenza esistevano solo scuole private ad uso dei grandi clan, ognuno dei quali elaborava e tramandava al suo interno colpi di particolare efficacia, sorsero allora scuole di arti marziali aperte a tutti. L'uso strategico del corpo umano raggiunse livelli sbalorditivi di efficienza. Nel Dojo tale disciplina viene insegnata attraverso il “Metodo Bianchi” Fijlkam e il Jūjutsu della HONTAI YOSHIN RYU (scuola presente dal 1635). Per tale scuola il referente tecnico di rifermento è il M° Luigi De Falco, 4° Dan HONTAI YOSHIN RYU e 6° Dan Fijlkam.

A fronte di ciò, la nostra Associazione promuove corsi di Jujutsu tradizionale, nel rispetto dei programmi della Hontai Yoshin Ryu Italia e dei programmi federali Fijlkam. In particolare si evidenzia quanto segue:
1) Metodo “BIANCHI”: studio di tecniche suddivise in settori. Essi sono cinque e vengono contrassegnati dalle prime lettere dell’alfabeto e sono composti ciascuno da venti tecniche.
    • Il Settore “A” comprende le azioni elementari che introducono alla conoscenza delle reazioni di un avversario;
    • il Settore “B” tratta le azioni che attraverso lo studio dello sbilanciamento mirano al caricamento, sollevamento e proiezione dell’avversario;
    • il Settore “C” esamina le azioni che agiscono sulle articolazioni;
    • il Settore “D” è dedicato alle azioni sul collo dell’avversario:
    • il Settore “E” fonde le azioni dei primi quattro introducendo azioni più vicine alle applicazioni in difesa personale.
2) L’HONTAI YOSHIN RYU venne fondata nel XVII secolo da Oriemon Shigentoshi Takagi; la scuola si ispira alla natura del salice (shin) ed alla sua capacità di flettere elasticamente i rami per contrastare le tempeste. Lo studio di questo stile si attua attraverso la conoscenza e la continua pratica dei propri Kata (modelli) che includono attacchi al corpo con colpi (Ate), lussazioni (Kansetsu), sbilanciamenti e proiezioni (Nage), strangolamenti (Shime) e tecniche di rianimazione (Kuatsu). L’introduzione di questa scuola nel programma tecnico della FIJLKAM è dovuto al Maestro Sciutto allievo diretto del 18° Soke (Caposcuola) Inoue Tsuyoshi Munetoshi. Per dettagli si rimanda alla sezione “link” (http://www.hontaiyoshinryu.it/).

 

Dal 2003 infine all’attività prettamente tecnica dello studio dei Settori e dei Kata si è affiancata quella agonistica con la creazione di un calendario annuale di gare che prevede l’utilizzo del Regolamento Internazionale delle competizioni di Fighting System (prova individuale di combattimento) e di Duo System (prova di abilità tecnica a coppie).

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